ENDOMETRIOSI

L'endometriosi a tutti gli effetti oggi potrebbe essere considerata come una MALATTIA SOCIALE sia per l'incidenza in continuo aumento sia per l'impatto che può avere sulla vita quotidiana. L'incidenza di malattia si attesta sul 10-15%, che aumenta al 20-30% nelle pazienti con storia d'infertilità, fino a raggiungere il 40-60% se consideriamo il sottogruppo di pazienti che soffrono di dismenorrea. In particolare, l'impatto che ha sulla sfera riproduttiva femminile è imponente considerando che il 30-50% di pazienti affette da endometriosi soffrono d'infertilità. I meccanismi attraverso i quali l'endometriosi impatta negativamente sulla fertilità sono molteplici e a vari livelli:

  • a livello della pelvi alterando il processo di fertilizzazione; 
  • a livello ovarico diminuendo la riserva ovarica;
  • a livello uterino alterando il processo d'impianto.

Detto ciò diventa mandatorio mettere in atto e proporre alla paziente le migliori opzioni disponibili nella preservazione della fertilità quando una diagnosi di endometriosi vien fatta o anche solo sospettata. Innanzitutto, una volta posta la diagnosi occorre valutare lo stato di riserva ovarica. Una volta fatto ciò occorre personalizzare al meglio le opzioni terapeutiche, pertanto sarà importante classificare il tipo di endometriosi che affligge la paziente (ovarica, del setto retto-vaginale, adenomiosi) e l'impatto che tale patologia ha sulla sua qualità della vita. E' ovvio che se siamo di fronte ad una paziente con una buona riserva ovarica e una pessima qualità della vita l'opzione migliore sarà quella di eradicare per quanto possibile la malattia dal punto di vista chirurgico e poi procedere, magari mediante anche tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), alla ricerca della gravidanza. Discorso diverso invece è quello delle pazienti con una riserva ovarica già critica per le quali è stato coniato il termine di "emergency IVF" ovvero ricerca immediata della gravidanza con tecniche di PMA di secondo livello allo scopo di non perdere ulteriori "chances" riproduttive. La necessità di modulare attentamente le varie opzioni chirurgiche nasce dalla constatazione che la chirurgia nell'endometriosi (soprattutto ovarica) non è scevra da complicanze soprattutto in termini di paradossale riduzione del patrimonio follicolare. Altra opzione possibile è rappresentata dalla possibilità di crioconservare tessuto ovarico oppure ovociti. Questa metodica è ipotizzabile ma ancora non unanimamente accettata, e potrebbe essere intrapresa in quelle pazienti in cui viene posta una diagnosi certa di endometriosi e non hanno un desiderio riproduttivo impellente. Nello specifico dobbiamo però precisare che, mentre la crioconservazione del tessuto ovarico è ancora una metodica ad appannaggio di pochi selezionati centri e ha come obiettivo principale quello di ristabilire principalmente la funzionalità endocrina della donna, la crioconservazione ovocitaria invece è oggi una metodica di largo utilizzo e certamente più adatta alle pazienti desiderose di preservare la propria fertilità. Da quanto ciò detto diventa fondamentale nella gestione della paziente con endometriosi l'effettuare un "counselling" e degli accertamenti sulla sfera riproduttiva e non limitarsi alla sola risoluzione della sintomatologia dolorosa. Solo così facendo la paziente prenderà coscienza della propria patologia e si potrà realmente fare prevenzione e non essere costretti a scelte terapeutiche obbligate poco accettate (come la Fecondazione in vitro) e che in una discreta percentuale dei casi non danno neanche i risultati sperati.


Emilio Giugliano - MioDottore.it